I fiumi Brenta e Bacchiglione si raccontano attraverso i reperti delle ricerche subacquee
❝Le indagini subacquee effettuate sui fiumi Brenta e Bacchiglione confermano non solo l’antichità della presenza dell’uomo lungo i corsi d’acqua del Veneto, ma anche le particolari percezioni che i veneti antichi ebbero dell’elemento liquido e dei fiumi. Ad attestarlo è il gran numero di ex voto rinvenuti negli alvei fluviali, a riprova delle concezioni precristiane di sacralità dell’acqua.❞
A pochi passi dal centro storico di Padova sorge in località Altichiero la chiesa di Sant’Eufemia, oggi sede del Museo Archeologico Ambientale delle Acque di Padova. L’edificio religioso è situato in un luogo ameno e ricco di storia, in prossimità dell’argine della Brenta, dove correva l’antica via della Lana: strada di origine romana che collegava Padova all’altopiano di Asiago. Nello spazio espositivo ricavato all’interno della chiesa sono conservati i numerosi reperti rinvenuti durante decenni di ricerche subacquee effettuate lungo gli alvei dei fiumi Brenta e Bacchiglione. Tra questi si segnala una significativa collezione di oggetti in metallo, principalmente in bronzo, risalenti al IX e X secolo a.C.: venivano gettati nei corsi d’acqua come ex-voto e sono la testimonianza del diverso paradigma di percezione delle acque e dei fiumi che ha accompagnato i nostri antenati. Nell’antica Grecia era pratica comune nel periodo classico divinizzare i fiumi: nella monetazione dell’epoca essi venivano rappresentati da giovani atleti con testa di toro o da ninfe avvenenti. Concezioni non dissimili dovettero essere radicate anche tra i fiumi Brenta e Bacchiglione.
Tra i manufatti conservati al museo spicca, in particolare, uno splendido esemplare di punta di lancia in bronzo datato al 1180 a.C. circa (coevo dunque alle prime incursioni di natanti greci che risalivano i fiumi veneti). Con ogni probabilità, il manufatto fu realizzato a fini rituali: per i guerrieri era infatti pratica comune gettare nel corso d’acqua la punta della propria lancia per ottenere protezione dalla divinità eponima, collegata al contesto fluviale.
L’esposizione comprende inoltre una collezione di ceramiche databili al Cinquecento. Allo stesso periodo risalgono anche gli affreschi posti vicino all’abside e all’antica fonte battesimale, sovrastata da una colomba bianca a personificare la discesa dello Spirito Santo. L’attuale facciata della chiesa e gli affreschi interni della volta sono invece di epoca settecentesca. Ma l’edificio ha origini ben anteriori, dal momento che risulta costruito sopra un antico santuario protocristiano, la cui presenza è documentata dalla consistente quantità di spilloni, fibule, punte di lancia e monete ritrovati nelle immediate vicinanze. Tali manufatti, oggi esposti all’interno delle teche, furono portati alla luce grazie alle ricognizioni subacquee eseguite principalmente negli anni Novanta dalla squadra guidata da Lamberto Galeazzo, animatore instancabile delle attività del museo.
In treno: il Museo si trova a circa 5 chilometri dalla stazione ferroviaria di Padova e a 2,5 chilometri da quella di Vigodarzere (linea Padova-Cittadella-Castelfranco Veneto). Valutare la possibilità di interscambio treno + bici.
In auto: uscita Padova Ovest autostrada A4, imboccare via Altichiero e svoltare quindi in via Querini.
Orari di apertura e visite:
Museo Archeologico Ambientale delle Acque di Padova
Dove mangiare:
nelle vicinanze del MAAAP si consigliano il Ristorante La Casa (Via Querini 74, Padova; tel. 049 8654088), con piatti tipici della tradizione veneta, l'Antica Trattoria Bertolini e il Ristorante Pizzeria L'Abbuffata
Dove dormire:
si suggeriscono il Residence Bertolini, presso l'omonima trattoria, e l'Hotel Crowne Plaza Padova, in direzione Limena.
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