UNA NUOVA CULTURA DELL'ACQUA
di Domenico Letizia
L’accesso e l’utilizzo all’acqua buona è una questione mondiale e dai risvolti delicati per la salute e la qualità della vita in generale. La comunità scientifica internazionale sta discutendo e intraprendendo iniziative che uniscano tecnologia, ambiente e sostenibilità. La contemporaneità vede lo sperimentare alcuni chip che purificano l’acqua dai contaminanti e sistemi per purificare le acque reflue.
L’impulso arriva dalla Pennsylvania State University, che ha fatto passi avanti nello studio di un sistema usato per depurare l’acqua, utilizzato già nell’Antico Egitto, e incentrato sui semi di una pianta. I ricercatori universitari stanno studiando a fondo le proprietà della moringa oleifera, una pianta che cresce nella fascia tropicale ed equatoriale della Terra. La farina ricavata dai suoi semi si è rivelata un ottimo depuratore dell’acqua, tanto da essere impiegata, migliaia di anni fa, nella valle del Nilo, proprio a questo scopo. Sembra che i semi della Moringa oleifera fondano tra loro le membrane dei batteri in un’unica formazione contenente tutto il materiale organico. In secondo luogo è stato anche stabilito il momento ideale per raccogliere i semi in modo da garantirsi il massimo di efficienza depurativa delle proteine: per gli studiosi è durante la stagione delle piogge, ovvero, quando i semi giungono a massima maturazione.
Anche grazie a tali ricerche e alla scoperta continua del rapporto che legava comunità autoctone e il proprio patrimonio liquido, la comunità accademica e internazionale si interroga su nuovi visioni culturali e ambientali da dedicare allo studio dell’acqua, alla geopolitica dell’acqua e all’antropologia dedicata alle comunità legate ai patrimoni liquidi. Nuove prospettive interdisciplinari e nuove visioni olistiche sono indispensabili per affrontare l’urgente necessità di tramandare alle generazioni future e preservare al tempo stesso le risorse naturali e le tradizioni fluviali legate alla nostra storia e alle origini della nostra civiltà.
L’Unesco ha identificato e sostiene la proposta di creazione dei Water Museum per conciliare ricerca, cultura, informazione, educazione e innovazione politica nell’affrontare la tematica globale dell’acqua. Prospettive che possono essere attuate migliorando l’offerta formativa degli operatori dei musei dell’acqua e promuovendo programmi di sviluppo al fine di potenziare le loro competenze e capacità in maniera continua, anche nei contesti museali interessati a condividere attività educative. Si dovranno coinvolgere e rendere partecipi specialmente i giovani, nell’ottica di trasmettere l’urgente bisogno di istituire una “nuova cultura dell’acqua”. Le esposizioni museali hanno bisogno inoltre di rinnovamenti continui per essere attrattive; grazie all’utilizzo di strumenti digitali interattivi, coinvolgendo il pubblico, in particolare i giovani, nell’ottica di contribuire in modo più efficace a modificare le percezioni, i comportamenti e la consapevolezza delle persone nei confronti del valore dell’acqua e degli ecosistemi fluviali.
Gli esperti Unesco evidenziato come i musei dell’acqua dovrebbero collaborare maggiormente con i centri di ricerca e le università, per co-progettare nuovi programmi d’indagine inerenti la cultura e le tradizioni legate ai fiumi e all’uso dell’acqua. Indagini e ricerche che potranno comprendere una vastità di argomenti correlati ad ogni singola peculiarità locale, come ad esempio approfondimenti su storia e tradizioni orali, prima che scompaiano definitivamente percezioni e usi antichi, o sui migliori esempi di cooperazione tra territori limitrofi e non, grazie alla gestione intelligente delle acque operate dall’uomo in ottica di convivenza, e non di separazione dall’acqua.
Queste collaborazioni potrebbero inoltre portare alle esposizioni museali esistenti nuove e più ricche prospettive culturali, anche in ottica comparativa. Per mantenere salde le nostre radici culturali e valorizzare ciò che ha permesso la nostra esistenza oggi, fondamentale è la conoscenza della propria cultura autoctona dell’acqua e della gestione e percezione dei fiumi, ovvero della saggezza che ha permesso lungo i secoli di sopravvivere coesistendo con le acque e non solo sfruttandole o inquinandole. Oggi come un tempo, anche se in modi diversi, bisogna comunque affrontare sia dal punto di vista individuale che della collettività dinamiche e fenomeni simili: calamità naturali, usi accorti e sostenibili, conflitti legati agli usi dell’acqua fra vari soggetti statuali e non.
La storia dell’acqua va appresa e conosciuta da chi ci ha preceduto, imparando dagli errori commessi per non ripeterli ed estrapolando intelletto, forza e strategie per affrontare la nostra problematica quotidianità.
Vai all'articolo di Domenico Letizia pubblicato dal quotidiano L'Opinione delle Libertà