SALVAGUARDARE IL PATRIMONIO IDRICO CON LA CULTURA E LA PREVENZIONE MUSEALE
di Domenico Letizia
L’acqua sta divenendo una risorsa sempre più rara e preziosa per il nostro pianeta a causa del processo di surriscaldamento e dell’aumento demografico. Solo una minima parte dell’acqua dei mari e dei fiumi è infatti utilizzabile per le necessità vitali dell’uomo. Le stime dell’ONU per il 2025 prevedono il progressivo impoverimento idrico di una vasta fascia che abbraccerà l’Africa del nord, tutta l’area del Medio Oriente, Turchia compresa, fino al subcontinente indiano. Soffrono la sete 663 milioni di persone e 1,8 miliardi di individui non hanno accesso sicuro alle fonti idriche. Questi motivi creeranno in 30 anni, circa 150-200 milioni di nuovi migranti. Già oggi il 60% della popolazione terrestre vive in zone che vanno inaridendosi.
Quando si parla di rischio desertificazione si pensa sempre al continente africano e alle zone ubicate vicino all’equatore. L’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) formulando una mappatura delle zone “aride” del pianeta ha evidenziato l’Asia meridionale e la Cina settentrionale come zone dove la mancanza di acqua genererà sempre più problematiche sociali. Anche se, oramai, rischi significativi di scarsità idrica sono presenti in tutti i continenti. In Cina, esempi di emergenze legate alla questione dell’acqua sono diventati oggetto di molti articoli apparsi sui media internazionali.
Un’analisi sui confitti ha spesso l’acqua come protagonista. I casi di tensione più forti si registrano nei bacini idrici internazionali e riguardano corsi d’acqua di notevole lunghezza che attraversano più regioni geografiche. Il famoso fiume Colorado nasce negli Stati Uniti e dopo aver attraversato il Colorado, lo Utah, l’Arizona e la California, sfocia nel Golfo della California, in territorio messicano, dove il fiume giunge oramai trasformato in un corso d’acqua inquinato, ricco di melma e detriti.
Anche l’Europa ha la sue grandi problematiche per la gestione del fiume più importante, il Danubio, che scorre in 13 paesi: Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Bulgaria, Romania, Ucraina e Repubblica di Moldova.
Altro allarme, che preoccupa tutti, proviene dall’Artico. Una regione di grande interesse per lo sfruttamento delle risorse marine e per le piattaforme sottomarine. I calcoli dicono che nella zona del Circolo Polare Artico sono presenti il 30 per cento delle risorse di gas naturale mondiale e il 15 per cento di petrolio. Un contesto geografico che è divenuto oggetto di interessi geopolitici ed economici. Canada, Danimarca, Islanda, Norvegia, Russia, Stati Uniti e Italia mantengono alta l’attenzione attraverso la sottoscrizione di vari accordi di natura diplomatica ed economica. Il quadro politico dell’Artico è profondamente mutato in un periodo di tempo relativamente breve a causa dello scioglimento dei ghiacciai, dell’aumento dell’acqua navigabile e dall’interesse economico di molte nazioni.
Sono numerosi gli analisti a sostenere che affrontare il futuro dell’acqua è innanzitutto un problema dal carattere geopolitico e culturale, un approccio statuale e sovranazionale che deve variare e scrutare sostenibilità e virtuosismo. Il Consiglio intergovernativo del Programma idrologico internazionale dell’Unesco (Unesco-Ihp) ha recentemente votato all’unanimità una risoluzione che propone la nascita, lo sviluppo e la diffusione di una rete mondiale di musei sull’acqua. La risoluzione è stata ufficialmente presentata dal Consiglio dell’IIP dai Paesi Bassi e concretamente sostenuta da Canada, Italia, Portogallo, Grecia, Ungheria, Svizzera, Iran, Marocco, Tunisia, Cuba, Messico, Ecuador, Paraguay, Argentina, Senegal, Ghana, Nigeria, Sudan e Zambia, attraverso le delegazioni permanenti delle varie nazioni all’Unesco. L’idea è quella di diffondere nuovi approcci interdisciplinari che sposano geopolitica, economia, sociologia e scoperta storica.
Assume sempre più importanza il progetto del Global Network of Water Museums che in Italia trova la sua manifestazione nel Water Museum of Venice. Un progetto che mira a mettere insieme le testimonianze più significative dei frammentati patrimoni e “universi liquidi” grazie ad una piattaforma on-line innovativa, volta a facilitare la localizzazione, la scoperta, la storia e la visita dei siti. Il Water Museum of Venice è anche un progetto di museo “diffuso”: un museo volto a creare una rete di istituzioni e soggetti che gestiscono i patrimoni tangibili e intangibili plasmati dall’uomo in luoghi dove l’acqua è l’elemento dominante, valorizzando e facendo conoscere l’importanza di tale elemento vitale.
Il Water Museum of Venice costituisce dunque una sfida per costruire un futuro migliore: si rivolge a cittadini e amministratori che hanno a cuore la preservazione della qualità di tutte le acque, superficiali e sotterranee, unitamente ai patrimoni storici in grado di raccontarci e rievocare la loro relazione con il bene “acqua”. In Italia, la Farnesina guarda con interesse al progetto, riportando sui propri canali la notizia. L’acqua è destinata a divenire il grande tema della politica internazionale dei prossimi anni: dalla gestione dei bacini transnazionali e delle nuove aree siberiane e artiche, all’approccio delle Nazioni Unite, che mettono in primo piano la salute e la sostenibilità ambientale, alle imprese che si contendono il business di un bene fondamentale per tutte le creature della nostra terra.
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